BIANCA
“Il volto non deve mostrare ciò che una donna non desidera mostrare. È un emblema, un’icona, una bandiera. L’acconciatura, il tipo di trucco utilizzato, la qualità della carnagione sono tutti segni che non indicano ciò che lei è “realmente”, bensì il modo in cui desidera essere considerata dagli altri e, in particolare, dagli uomini. Stabiliscono il suo statuto di «oggetto»”.
Sono passati oltre cinquant’anni dalla pubblicazione del saggio Invecchiare: due pesi e due misure, con cui la Sontag cerca di affrontare la questione femminile, insieme agli altri saggi ed estratti contenuti nella raccolta Sulle donne. Al di là del concordare o meno con posizioni specifiche, il pensiero della Sontag ha il pregio di uscire dagli schemi predefiniti e dittatoriali tipici delle ideologie, e affrontare il tema in modo lucido e libero, favorito dal periodo di fermentazione intervenuto tra gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso.
Nonostante i cambiamenti epocali, tutt’ora in corso, nei costumi e nei ruoli assegnati ai sessi, rimangono evidenti i rapporti di potere ancora in gioco. Anche negli uomini più progressisti, moderni direbbero alcuni, ritroviamo radicati, anche se non dichiarati (ma sempre consapevoli), pensieri e attitudini opportunistici.
Un giorno di inverno mi ritrovo quasi per caso a passeggiare tra le strade di Manhattan, interrogandomi sui volti e le vite di donne che non conosco, che mi passano a fianco, con la loro innocenza e il loro pudore.
“Essere donna significa essere attrici. La femminilità è una sorta di teatro, fatto di costumi, scenografie, luci e gesti stilizzati”.