Lungo i bordi

Da uomo del centro Italia, Milano mi era essenzialmente nota da un punto di vista paesaggistico per i classici clichè: la nebbia, le strade pianeggianti, le prealpi sullo sfondo (suddetta nebbia permettendo), il cemento, soprattutto il cemento.

Con sorpresa, trasferendomi nel capoluogo meneghino, scopro che la città si identifica fortemente in lunghe arterie di acqua artificiali, i suoi navigli, che partendo da fiumi lontani sono stati creati in origine come vie di comunicazione per il traffico industriale e commerciale nonchè per l’irrigazione delle terre lungo i loro percorsi. Due funzioni spesso in conflitto tra loro, a testiomoniare già qui l’eterna ricerca di convivenza tra terra e urbes.

Uno di questi navigli, detto Naviglio Martesana o Naviglio Piccolo, mi è particolarmente caro. Il corso d’acqua origina dall’Adda e, dopo aver attraversato diversi borghi e frazioni ormai facenti parti dell'area metropolitana più estesa, entra in città all’altezza di Crescenzago, con un passaggio continuo ed inesorabile da realtà semi-rurali ad un paesaggio pienamente urbano.

La ringhiera sul naviglio che prosegue quasi ininterrotta lungo tutto il tragitto ci guida come una rotaia in un viaggio nel tempo, accompagnandoci in una città che città non era fino a pochi decenni fa, tenendo ancora uniti i punti di una storia che è cambiata e che continuerà inevitabilmente a cambiare.

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Un giorno al museo